Raspberry Pi è una piattaforma rivoluzionaria che dal 2012 ha dischiuso nuove prospettive per maker di ogni livello e per chiunque voglia imparare a programmare senza grandi investimenti. Ha le tipiche caratteristiche ricercate da professionisti ed amatori: costa pochissimo, è completa, piccolissima e facile da configurare. Probabilmente ne avrai sentito parlare se non altro perché esistono libri e riviste dedicate, ha un marchio a forma di lampone molto riconoscibile e sempre più spesso capita di sentire qualcuno che dice “quell’impiantino che mi serviva l’ho fatto da solo.. ci ho messo un Raspberry dentro..”. No, non si tratta di un genio, è solo qualcuno che ha imparato a sfruttare adeguatamente un dispositivo ben concepito e molto duttile. Indipendentemente da cosa ti interessi dell’Informatica e dell’Elettronica, Raspberry Pi può fare al caso tuo: vediamo come.
Al di là dei tecnicismi, Raspberry Pi può essere considerato un “computer in miniatura”, un intero ecosistema hardware raccolto in un’unica board. Nasce in Inghilterra per favorire la diffusione della programmazione e della cultura informatica ma il suo incredibile successo ne ha svelato miriadi di altri utilizzi. Considerando la motivazione primaria, appare assolutamente adeguato il motto che campeggia sulla homepage del progetto: “Our mission is to put the power of computing and digital making into the hands of people all over the world” (“La nostra missione consiste nel mettere il potere della programmazione e della creazione digitale nelle mani di persone di ogni parte del mondo”). Questa frase è una sintesi perfetta per raccontare uno strumento che ha favorito il fiorire della creatività nel mondo senza limitazioni politiche, sociali o economiche: strada poi percorsa da BBC micro:bit, altro prodotto inglese.
Per assolvere completamente una missione così impegnativa è necessario che il sistema sia il più completo possibile. La figura che segue è il modo in cui la documentazione ufficiale rappresenta uno schema di massima della piattaforma.
Ciò che colpisce subito è l’alto livello di connettività. Si vedono cavi Ethernet, HDMI, microUSB, audio ed appare anche una scheda SD che svolge il ruolo di hard disk. Il lato lungo in alto è quasi totalmente occupato da una lunga base nera dotata di dentini: è il GPIO e completa il quadro della connettività offrendo la possibilità di collegamento a molteplici dispositivi elettrici. Per trattare l’hardware in maggiore dettaglio è necessario però orientarsi nel gran numero di versioni che si sono succedute negli anni.
Il progetto si è evoluto in fretta negli anni dimostrando grande dinamicità e voglia di adattamento ad ogni contesto e necessità dei suoi utenti.
Ogni anno ha visto la comparsa di almeno una nuova versione e, al di là dei singoli dettagli, possiamo accomunarne gli aspetti fondamentali così:
Ad oggi, le famiglie di Raspberry Pi sono cinque, da Raspberry Pi Zero a Raspberry Pi 4 e questa è una panoramica dettagliata in ordine cronologico:
Per iniziare ad utilizzare Raspberry Pi (se non ne hai ancora uno puoi acquistarlo cliccando qui) abbiamo bisogno di tutto ciò che applicheremmo ad un computer “tradizionale” ed in particolare due categorie di elementi: periferiche e sistema operativo.
Per quanto riguarda le periferiche, il minimo indispensabile consiste in:
Tutto ciò è fondamentale per il primo approccio al sistema e la sua configurazione nonché un ordinario utilizzo in stile PC. Il discorso cambia in base al progetto in cui coinvolgiamo la piattaforma: a quel punto potrà essere necessario hardware diverso. Esistono una grande varietà di sensori e strumenti che vi possono essere collegati per interazioni multimediali, gestione dell’input e molto altro. A titolo di esempio, si pensi al monitor. Un comune monitor da PC è perfetto per l’utilizzo generico di Raspberry Pi ma esistono su questo punto alternative quali display di poche righe solo per mostrare rapidi messaggi o touchscreen di almeno 7 pollici per la gestione stile tablet.
Per far funzionare bene insieme questo ricco hardware è necessario un sistema operativo che faccia da collante. Esistono distribuzioni Linux per lo più di famiglia Debian/Ubuntu già predisposte per essere installate sulla SD di Raspberry. Se ne può avere una panoramica sulla pagina Downloads del sito ufficiale del progetto (https://www.raspberrypi.org/downloads/).
Vengono messe in bella vista due soluzioni: Raspbian e NOOBS. Raspbian è il Linux “ufficiale” per Raspberry mentre NOOBS è un installer – consigliato soprattutto per i principianti – che offre un modo comodo per installare il proprio sistema operativo. NOOBS contiene due soluzioni già pronte, Raspbian e LibreElec, per l’installazione offline, ma propone anche ulteriori soluzioni da scaricare attraverso Internet. Se si preferisce un’alternativa più leggera esiste anche NOOBS Lite che procede in ogni caso all’installazione via Rete.
Tra le possibilità di approccio, può risultare comodo acquistare una scheda SD con NOOBS preinstallato all’interno.
Quando tutto è pronto, si può iniziare a lavorare. Ma come possiamo utilizzare Raspberry? In generale, servono strumenti che siano ottimizzati per questa piattaforma e che offrano anche librerie per l’interazione con i vari aspetti di comunicazione elettrici ed elettronici. Quest’ultimo aspetto è di assoluto rilievo anche perché nonostante sia un vero e proprio computer, Raspberry Pi svolge un ruolo da protagonista nell’integrazione in progetti elettronici e di IoT per conferire connettività ed intelligenza anche ad oggetti comuni. Le distribuzioni per Raspberry Pi offrono diversi linguaggi per la produzione di software: da Java a C/C++, passando per Scratch, fino a Python. La community di sviluppatori Python si è dimostrata molto interessata a questa board tanto da produrre e distribuire diverse librerie specifiche per l’interazione con il suo hardware. Questo fattore, unito alla duttilità e semplicità del linguaggio, ha reso Python una delle soluzioni più apprezzate e studiate per questo genere di programmazione.
Curioso di provarlo? In effetti, Raspberry Pi è una di quelle cose che non può lasciare indifferenti. Attrae i maker ed i docenti, i curiosi ed i genitori in cerca di hobby intelligenti per i propri figli, ma in fin dei conti può lavorare ormai come un PC, occupando uno spazio minuscolo e costando praticamente niente.
Un altro modo insomma per sperimentare facilmente una nuova tecnologia richiesta nel mondo del lavoro. Solo qualche base di programmazione e si può iniziare. Non ne hai? Nessun problema, i nostri corsi esistono apposta.